Sicurezza nazionale: cosa rischia l’Italia?

«In Italia la minaccia (jihadista, ndr) rimane concreta ed attuale» si legge nella Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, a cura del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), a proposito del terrorismo islamico. Il documento è stato presentato lo scorso 20 febbraio a Palazzo Chigi in presenza del presidente del consiglio uscente Paolo Gentiloni, del direttore generale del Dis Alessandro Pansa, dei direttori delle due Agenzie (AISE e AISI), dei ministri del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR), dei componenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) e degli organi di stampa.

«Il nostro Paese è oggetto dell’attività propagandistica ostile di Daesh» e «continuano a essere presenti nel territorio soggetti radicalizzati». Il rischio del rientro dei foreign  ghters in Italia ed Europa è considerato molto relativo dall’intelligence, poiché questi combattenti si sono «spostati in altri teatri» di guerra. Ragion per cui, l’attenzione dei servizi segreti è rivolta piuttosto al pericolo rappresentato dagli «estremisti homegrown […] mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da ‘registi del terrore’». Secondo il DIS, inoltre, il nostro Paese è «esposto soprattutto ai riflessi delle fibrillazioni nel Mediterraneo allargato, da anni teatro di conflitti».

Non a caso, ampio spazio viene dato al tema delle migrazioni. Diminuiti gli sbarchi, tuttavia «la netta diminuzione dei flussi provenienti dalla Libia non può ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali e anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire a una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese».

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