Fisionomia di un “martire” del Califfato

di Stefano Piazza

Il franco-marocchino Redouane Lakdim, che il 23 marzo scorso nella cittadina francese di Trèbes nei pressi di Carcassonne ha ucciso quattro persone prima di venire eliminato dalle teste di cuoio francesi all’interno di un supermercato, era un volto molto conosciuto dall’intelligence francese e, in particolare, dalla DGSI (Direction générale de la Sécurité Intérieure).

Il 26enne era infatti schedato con la lettera “S”, vale a dire a rischio di radicalizzazione, al pari della sua compagna, in stato di fermo dal giorno della strage.

Negli anni scorsi Lakdim era stato posto sotto sorveglianza perché ritenuto organico ad ambienti di islamisti salafiti che sono molto attivi nella regione di Carcassonne. L’uomo era

infatti noto per le sue attività di proselitismo e predicazione e per il fatto di non utilizzare alcuna cautela specie sui social network, dove più volte si era esposto con la sua vera identità. Probabilmente era convinto che essendo solo uno dei tanti islamisti che propagano idee violente in Francia, la polizia si sarebbe limitata a inserire il suo nome in un dossier. E così, di fatto, è stato.

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