Non è un mestiere per tutti

Di Manuel Godano

Ciò che manca all’Italia è una cultura dell’intelligence. Ma investire nella formazione dei professionisti della sicurezza è fondamentale per la tenuta delle istituzioni così come per lo sviluppo delle aziende. Ne abbiamo parlato con Alfredo Mantici, ex Direttore della Sezione Analisi e Studi del SISDE

Che percezione si ha in Italia dell’intelligence?

In Italia, sia a livello istituzionale che a livello di imprenditoria privata, esiste una scarsissima cultura dell’intelligence. Tanto gli apparati quanto il settore produttivo scambiano infatti gli agenti dei servizi segreti per James Bond. È necessario pertanto chiarire anzitutto cos’è l’intelligence. È il contributo al processo decisionale basato sulla raccolta di informazioni e sulla relativa analisi. È una branca della security fondamentale, ma purtroppo non è percepita e conosciuta per come dovrebbe essere. Basti pensare che nella legge istitutiva delle nuove agenzie di informazioni e sicurezza, la legge 124/2007, in 46 articoli non viene fornita una definizione di intelligence e ad oggi nel nostro Paese l’unica definizione che si trova sul dizionario rimanda al termine spionaggio che però, come noto, è un reato.

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