Ordine pubblico VS. Far West
«Nel lungo periodo lavorare per la sicurezza significa porre le premesse dello sviluppo, non solo sociale ed economico, ma anche culturale della nostra società». Ne è fermamente convinto Salvatore Vitiello, sacerdote della Diocesi di Torino e professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Perché è fondamentale nel nostro tempo la sicurezza e perché ogni indicatore sociale lo percepisce come un tema in crescita?
La sicurezza, reale o percepita, è l’esperienza, qui ed ora, della pace. Il valore della pace, a cui tutti gli uomini e tutti i popoli legittimamente anelano, potrebbe risultare astratto e lontano dalla vita concreta dei singoli e delle comunità, se non si traducesse in sicurezza. Per tale ragione appaiono irragionevoli le polarizzazioni tra i “pacifismi”, di qualunque origine e matrice ideologica, e il doveroso mantenimento dell’ordine pubblico e della conseguente sicurezza sociale. Il tema è in ascesa, perché è in ascesa la percezione della sicurezza – o dell’insicurezza – delle persone.
In che senso lei associa la sicurezza alla pace? Potrebbe spiegarci meglio?
La sicurezza è il presupposto necessario concreto perché ogni altra attività umana possa svolgersi ordinatamente e serenamente. Senza sicurezza sono impossibili il lavoro, la vita sociale, la vita personale, perfino gli spostamenti sono in pericolo. Quando il nostro popolo domanda giustamente di “vivere in pace”, in realtà sta chiedendo sicurezza, cioè la pre-condizione perché la libertà personale e quella comunitaria si possano esprimere. Al contrario, l’assenza di sicurezza determina una paralisi dell’agire e uno “stornare le energie” al perseguimento di quello che è un vero e proprio bene pre-necessario. Potremmo dire che la pace è il valore universale astratto, legato alla giustizia, mentre la sicurezza ne è la traduzione concreta e prossima.